“Sensibili-invisibili”: la nostra adesione al presidio di Non Una Di Meno

Abbiamo deciso di aderire al presidio Sensibili-Invisibili di Non Una Di Meno nelle varie piazze d’Italia in cui riusciremo a portare la nostra presenza. 

Abbiamo deciso di partecipare in quanto il dolore non deve essere considerato una condizione di normalità. Lə medicə che riferisce che la condizione umana della donna prevede durante il ciclo un forte dolore, un forte malessere o sintomi affini non è correttamente informatə. Lə medicə che ritiene che durante la penetrazione è normale avere dolore, non è correttamente formatə. 

Risentiamo, come medicз, della cultura in cui viviamo ed in cui siamo cresciutз: quella del tabù del sesso, quella del tabù delle mestruazioni, quella del tabù della malattia. Come generazione siamo tuttз, dai professionistз sanitarз allз disoccupatз, vittime di una società che spesso non vuole ammettere o accettare alcuna forma di malattia, quasi a volerne negare il riconoscimento, sia essa lieve, acuta, insopportabile, grave, cronica, mortale.

Crediamo, come professionistз della salute, in una nostra formazione migliore, che sappia riconoscere veramente la sofferenza umana, che sappia educarsi al piacere, per aiutare a raggiungerlo e riconoscerlo come parte fondamentale del benessere psicofisico della persona. Crediamo in una formazione medica migliore, che sappia correttamente comunicare con le pazienti sofferenti, che non le giudichi per le loro scelte sessuali, per le loro scelte genitoriali, per le loro scelte lavorative, per le loro scelte in generale. Come medicз, vogliamo partecipare attivamente alla promozione e allo sviluppo di una cultura dell’attenzione, del rispetto e dell’ascolto anche in ambito sessuale, scardinando taboo e informazioni errate.

Crediamo in uno Stato che sappia essere avanguardista rispetto alle proposte di legge che permettano alla propria popolazione una vita più sana e che permetta di non nascondere l’evidenza della sofferenza in nome dell’adeguatezza lavorativa, qualsiasi costo fisico o psicologico essa comporti: avere un dolore massacrante mestruale non è normale, stare male non può essere una colpa della singola donna, il permesso lavorativo deve esistere ed essere retribuito. 

Vogliamo distruggere il tabù del dolore sessuale: se un rapporto fa male qualcosa non va.  Può essere una banale infezione, vaginite o cistite, oppure può trattarsi, purtroppo, dell’inizio di una vulvodinia. Le donne devono dunque potersi sentire libere di esprimersi con lз propriз medicз, senza timore del giudizio rispetto alle proprie libertà sessuali. Vogliamo poter dire: “Donne, fate sesso, fatelo protetto e consenziente, ma non vergognatevi a dirlo, a farlo liberamente, o a parlare dei disturbi legati ad esso, facciamolo senza pudore. Non è normale che il sesso faccia male, dunque sentitevi libere di dire che avete male, il seguito lo affronteremo insieme.”.

Per realizzare questo cambiamento culturale risulta importante dare almeno dignità a patologie che si possono, senza giri di parole, definire croniche. Questo riconoscimento deve avvenire garantendo una dignità attraverso l’esenzione dal ticket per tutto quello che prevede il follow up all’interno del nostro Servizio Sanitario Nazionale, come avviene per le altre patologie croniche, verso cui la nostra professione è maggiormente sensibile. 

Desideriamo fortemente un aumento degli investimenti per le patologie in questione, per trovare soluzioni che possano far sentire lз pazienti liberз di esprimere il proprio dolore con lз professionistз sanitariз. Sperando, in futuro, in una maggiore formazione, che parta non solo dalla scienza, ma anche dalla comunicazione. Per arrivare insieme ad un nuovo tipo di medicina, in cui la scelta terapeutica sia veramente condivisa tra medicз e pazientз.

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