“Un attacco all’assistenza sanitaria e all’umanità”

Sono ormai passati dieci giorni dall’inizio dei bombardamenti su Gaza come punizione collettiva da parte dello Stato di Israele in seguito all’uccisione di civili israeliani da parte di Hamas.

Secondo l’OCHA, dal 7 ottobre 2.670 civili sono stati uccisi e 9.600 sono rimasti feriti. Il bilancio delle vittime ha già superato ampiamente il numero totale delle uccisioni durante il conflitto del 2014. Al 14 ottobre si stimava che più di 600.000 persone fossero sfollate nella metà meridionale di Gaza; considerando la minaccia di un’invasione via terra dal Nord, il numero dellз sfollatз nelle ultime ore sta drammaticamente aumentando.

Ieri la terribile notizia (riportata ad oggi da operatori sul campo come Medici Senza Frontiere e da fonti giornalistiche come BBC e Al Jazeera) del massacro di oltre 500 tra degenti e personale sanitario a seguito del bombardamento dell’Ospedale “Al-Ma’madani” a Gaza. Ad “Al-Jazeera” ieri il Ministro della Sanità Palestinese ha parlato di un bombardamento mirato dell’ospedale, racconta poi di chirurghз che operano in ogni angolo dell’ospedale, anche senza adeguata anestesia, allo stremo delle loro forze, per fare fronte all’immane tragedia umanitaria che Israele, con la complicità della comunità internazionale, sta infliggendo agli abitanti di Gaza. 

L’OMS ha censito l’attacco a 111 strutture sanitarie dal 7 al 15 di ottobre: 63 in Cisgiordania e 48 a Gaza, di cui ben sei ospedali. 3 di questi ultimi nel nord di Gaza e hanno dovuto essere evacuati. 19 dei 23 ospedali governativi e delle ONG sono parzialmente operativi e continuano a curare una media di 1.000 pazienti feriti al giorno, superando di gran lunga la loro capacità. Si prevede che le riserve di carburante negli ospedali non durino più di 24 ore. L’arresto dei generatori di riserva metterebbe a rischio immediato la vita di migliaia di pazienti. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha affermato che “gli ospedali di Gaza rischiano di trasformarsi in obitori senza elettricità”. Il Sistema di sorveglianza degli attacchi all’assistenza sanitaria dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha registrato 48 attacchi a personale sanitario dall’inizio delle ostilità, con la seguente uccisione di 12 operatorз sanitarз e il ferimento di altrз 20 mentre erano in servizio. Dal 7 ottobre sono stati impediti inoltre i trasferimenti di pazienti dalla Striscia di Gaza verso la Cisgiordania e Israele necessari per il proseguimento di cure salva-vita come la chemioterapia. 

Anche le strutture idriche e igienico-sanitarie sono state gravemente danneggiate. Al 12 ottobre, almeno sei pozzi d’acqua, tre stazioni di pompaggio dell’acqua, un serbatoio d’acqua e un impianto di desalinizzazione che serve oltre 1.100.000 persone sono stati danneggiati. I partner di WASH  stimano che il consumo medio di acqua da tutte le fonti e per tutti i bisogni sia sceso a soli 3 litri al giorno per persona, aggravando le preoccupazioni sulla disidratazione e sull’epidemia di malattie trasmesse dall’acqua contaminata, compreso il colera.

A questo si aggiunge il blocco degli aiuti umanitari in ingresso a Gaza, a configurare uno stato di totale assedio con carenza di acqua, cibo e medicinali.

144 strutture educative sono state colpite da attacchi aerei, tra cui 20 scuole dell’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency), di cui 2 utilizzate come rifugi di emergenza per gli sfollati, e 165 scuole dell’Autorità Palestinese (AP), una delle quali è stata distrutta. 

11 moschee sono state prese di mira e distrutte, mentre 7 tra chiese e moschee sono state danneggiate. 

La capacità di accoglienza dei centri dell’UNRWA nelle aree centrali e meridionali è al limite. Molti sfollati dormono all’aperto per mancanza di spazio. Ciò include un gran numero di persone già vulnerabili, inclusi bambinз, anzianз, persone che necessitano di cure mediche, disabili e donne incinte. 

Il ministro della Difesa israeliano ha indicato che la fornitura di elettricità, carburante e acqua a Gaza non sarà ripristinata finché gli ostaggi israeliani trattenuti da Hamas non saranno rilasciati. Venerdì il Segretario Generale della Nazioni Unite ha sottolineato che “devono essere consentite l’ingresso a Gaza di forniture cruciali salvavita, tra cui carburante, cibo e acqua”; ha inoltre ribadito venerdì che un’evacuazione immediata e completa è impossibile.

La direttrice generale di MSF Meinie Nicolai, in seguito all’ordine del governo Israeliano di evacuazione di Gaza, ha dichiarato che “l’ordine dato allз abitanti del nord di Gaza, di lasciare la loro terra, le loro case e gli ospedali, entro 24 ore è oltraggioso. È un attacco all’assistenza sanitaria e all’umanità. Stiamo parlando di oltre 1 milione di essere umani. Continuiamo ad assistere ad una retorica disumanizzante e questa violenza ne è la manifestazione. Dire che è ‘senza precedenti’ non riesce a descrivere del tutto le conseguenze medico-umanitarie. Gaza è rasa al suolo. Migliaia di persone stanno morendo e questo deve finire subito.”  

Il Vice Coordinatore Speciale delle Nazioni Unite e Coordinatore Umanitario per i Territori Occupati Lynn Hastings, ha promosso un appello in modo che possa realizzarsi un cessate il fuoco umanitario immediato.

Infine, il portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha descritto un’eventuale evacuazione degli ospedali come una “condanna a morte” per i pazienti più vulnerabili. 

È in atto un vero e proprio genocidio della popolazione Palestinese: “ la Striscia di Gaza deve essere più piccola entro la fine della guerra” ha dichiarato il ministro israeliano Gideon Sa’ar in un’intervista a Channel 12 News, rilanciata dalla testata Haaretz. Queste dichiarazioni si inseriscono in una cornice di violenza, apartheid, insediamenti coloniali, lesione dei diritti umani fondamentali, nonché di violazione sprezzante del diritto internazionale per quanto riguarda il diritto al ritorno: ad oggi sono oltre 14,5 milioni le persone palestinesi in diaspora in tutto il mondo.

Guardando all’eccidio degli ultimi giorni, agli oltre 75 anni di occupazione della Palestina diventa dunque evidente la politica che Ilan Pappe, storico e professore universitario israeliano, ha definito “pulizia etnica della Palestina” nel suo omonimo libro.

Per questo, come medicɜ e operatorɜ della salute, non possiamo che denunciare la responsabilità israeliana di questo genocidio. Denunciamo inoltre il complice silenzio dell’establishment politico occidentale e la colpevole distorsione del racconto da parte della stampa.

Come medicɜ inorridiamo davanti all’uccisione di ogni singolə civile, incluse le morti di civili israelianз di 10 giorni fa. Proprio per questo però riteniamo inaccettabile l’equazione Hamas=Gaza, perché sta disponendo strumentalmente una vendetta collettiva su una popolazione inerme senza vie di fuga.

Lз civili israelianз uccisз durante il raid in Israele non avranno giustizia se a quelle uccisioni si aggiungeranno nuovi eccidi di altrз bambinз e civili. Così come non hanno avuto giustizia i bambini e le bambine palestinesi assassinatз in 75 anni di occupazione spietata dei loro territori. Per questo facciamo nostro lo slogan con cui moltз di noi sono scesз in piazza in questi giorni “l’ultimo giorno di occupazione sarà il primo giorno di pace”.

A sostegno della causa palestinese e per supportare lɜ nostrɜ colleghɜ a Gaza, abbiamo dunque deciso di contribuire a promuovere la donazione alle seguenti realtà:

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