CUN e CRUI: commentiamo le ultime mozioni su SSM17

Non al più tardi di ieri sono state rese pubbliche le mozioni del CUN e della CRUI in merito al processo di accreditamento e alle novità ventilate dal MIUR in merito al prossimo concorso SSM17. Queste informazioni purtroppo rischiano di incrementare il panico e la confusione: sembra che tutti dicano tutto e il contrario di tutto! Pertanto prima di commentare le suddette mozioni facciamo un piccolo passo indietro per chiarezza.
Chi e cosa sono il CUN e la CRUI?
Il CUN (Consiglio Universitario Nazionale) è organo consultivo e propositivo del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Nell’esercizio delle attribuzioni che gli competono, quale organo elettivo di rappresentanza del sistema universitario, esprime pareri, formula proposte, adotta mozioni, raccomandazioni, svolge attività di studio e analisi su ogni materia di interesse per il sistema universitario. È composto da cinquantotto consiglieri. Quarantadue sono docenti eletti in rappresentanza delle quattordici aree disciplinari. Tre sono eletti in rappresentanza del Personale tecnico ed amministrativo delle Università. Tredici sono designati in rappresentanza delle altre componenti del sistema universitario, tra cui studenti specializzandi e dottorandi. Il Presidente del CUN è eletto, nell’ambito dello stesso Consiglio, fra i professori ordinari.
La CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) è l’associazione delle Università italiane statali e non statali. Nata nel 1963 come associazione privata dei Rettori, ha acquisito nel tempo un riconosciuto ruolo istituzionale e di rappresentanza e una concreta capacità di influire sullo sviluppo del sistema universitario attraverso un’intensa attività di studio e di sperimentazione. Dal 2007 la CRUI è l’associazione delle Università statali e non statali riconosciute. La CRUI si propone come:
• strumento di indirizzo e di coordinamento delle autonomie universitarie;
• luogo privilegiato di sperimentazione di modelli e di metodi da trasferire al sistema universitario;
• laboratorio di condivisione e diffusione di best practice;
• moderno centro di servizi a disposizione delle università.

Da quanto scritto sopra si evince intanto una cosa: il CUN è un organo ministeriale, di cui il MIUR si avvale per aspetti tecnici e per consulenze, la CRUI è un’organizzazione che non è invece organo tecnico e non ha ruolo consultivo per il MIUR.

Detto questo passiamo alle mozioni di cui vi riepiloghiamo i link qui sotto (ricordandovi che la mozione del CUN è stata approvata con il parere contrario degli studenti, compresi i nostri rappresentanti di LINK Coordinamento Universitario):
https://www.cun.it/uploads/6562/mo_2017_05_18_001.pdf?v=
http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato3253862.pdf

Le due mozioni puntualizzano in sostanza la stessa cosa:
-Valorizzare la carriera dello studente mantenendo nella valutazione del curriculum del candidato l’attinenza tesi e valorizzare le attitudini dello studente limitando il numero di scelte a due aree;
-Non ritardare l’inizio dell’attività formativa.
-Procrastinare il procedimento dell’accreditamento delle scuole di specializzazione.

Partendo dall’accreditamento è un percorso che ormai si è avviato e al quale i singoli atenei stanno procedendo mediante le segreterie delle singole scuole di specializzazione. La richiesta di procrastinare tale adempimento da parte dei Rettori, che dopo questo processo vedranno diminuire le SSM attivate nei loro atenei, sembra, a nostro parere, essere una richiesta per prendere tempo e poter aggiustare in qualche modo situazioni che ad oggi non sono formativamente adeguate (scuole di ginecologia senza sala parto o di anatomia patologica con due autopsie all’anno e così via). Che il livello formativo sia molto carente in alcune strutture è cosa nota e ci auguriamo che questo provvedimento, ventilato tra l’altro da tempo negli ambienti universitari, porti a criteri più solidi e qualitativi non solo sulla carta me anche nella pratica.

Per quanto riguarda l’attinenza tesi un’osservazione che è venuta spontanea ad alcuni di noi del coordinamento è che dare o non dare la tesi è rimasto l’unico punto in cui un docente può in qualche modo imporsi sullo studente; ci viene da domandarci se la rivalsa della tesi non sia ancora un metodo per poter imporre in qualche modo la manovalanza gratuita che, fenomeno ormai in disuso, con il vecchio concorso invece antecedeva tutto il periodo tra la laurea e l’accesso alla scuola di specializzazione, e poteva durare anni, con una qualità formativa in alcuni casi anche valida, mentre in altri vicina allo schiavismo e sicuramente inutile per la crescita di un professionista.
A chi ha fatto il concorso lo scorso anno inoltre chiediamo se le attinenze, che sono state firmate a loro e ai loro colleghi, erano davvero tali. Ci sono giunte segnalazioni di attinenze tesi in situazioni davvero molto “tirate”. Vabbè alle brutte un punto in più in partenza per tutti.

Sul limitare il numero di scelte da due aree a tre non ci risulta chiaro come si possano definire tutelate le attitudini del singolo studente: le attitudini possono essere molte e toccare più campi, e non è di certo limitando le scelte da 50 a 30 che le si tutelano, sono forse invece più tutelate se si lascia al singolo studente la possibilità una scelta consapevole in base alle prospettive che gli si aprono piuttosto che un salto nel buio ab inizio, basato su statistiche di anni precedenti, consigli, paure e specializzazioni “paracadute”.

Ci viene naturale chiederci perché su argomenti come questo siano pronti alla levata di scudi, ma in 16 anni abbiano lottato così poco per un adeguamento dei contratti specialistici. Si gioca sempre alla stessa guerra tra poveri e si sta a valutare quale sia il meccanismo che generi meno mostri in una situazione precaria e indegna, dove si cercano, con la scusa del merito, regole che cerchino di limitare il fenomeno o di farlo sembrare meno ingiusto e più selettivo. La realtà è che i giovani professionisti, medici laureati, vengono lasciati in un limbo a metà della loro formazione e inutilizzati dal sistema.

Entrambe le categorie, sia gli studenti che i docenti, stanno sicuramente subendo le conseguenze del disagio del definanziamento della formazione medica, un disagio vissuto da due posizioni diverse che, invece che divergere, dovrebbero convergere sulle problematiche essenziali e non su un punto di curriculum o una scelta in più o in meno in un area.

Torna in alto