Accolto dagli applausi scroscianti della maggioranza, lunedì 5 agosto il decreto sicurezza bis è diventato legge: il testo è stato approvato con una larga maggioranza e con esso si è avallata un’ulteriore criminalizzazione dei migranti, di chi li soccorre, e di chi dissente, minando ulteriormente la libertà e i diritti di tutti e tutte.
La legge si compone di 18 articoli e si occupa di soccorso in mare e di riforma del codice penale, in particolare di gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni.
Per quanto riguarda le norme sull’immigrazione, si stabilisce che il ministro dell’interno “può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale” per ragioni di ordine e sicurezza, ovvero quando si presuppone che sia stato violato il testo unico sull’immigrazione e in particolare si sia compiuto il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”; si prevedono inoltre sanzioni pecuniarie, il sequestro del mezzo e l’arresto in flagranza per il/la comandante che compie “delitto di resistenza o violenza contro nave da guerra, in base all’art. 1100 del codice della navigazione” e vengono stanziati ulteriori fondi per il contrasto al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per il rimpatrio degli irregolari.
Dall’articolo 6 in poi il decreto si occupa della gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni di protesta e sportive: si inaspriscono le pene per i/le manifestanti che utilizzino caschi protettivi o mezzi che rendano difficoltoso il riconoscimento o che possano offendere e per chi compie una serie di reati, come “Violenza o minaccia a un pubblico ufficiale” e “Resistenza a un pubblico ufficiale”.
Questo “secondo” decreto Sicurezza si colloca nel solco di una tradizione di leggi repressive, che vede nel decreto Minniti-Orlando il capostipite e in entrambi i decreti Sicurezza la naturale prosecuzione e contro la quale una grossa fetta di cittadinanza e moltissime associazioni che si occupano di soccorso in mare e di difesa dei diritti umani si sono schierate, chiedendo a gran voce una società più accogliente e giusta, dove non sia criminalizzata la povertà, la libertà di movimento e di dissenso.
Questo decreto ha l’obiettivo specifico di silenziare con denunce e provvedimenti giudiziari chiunque si opponga alle politiche del governo e permetterà che chiunque compia attività di solidarietà nei confronti di migranti possa essere accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, cavalcando ed esasperando un crescente clima di odio e razzismo.
La norma, inoltre, è in contrasto con l’articolo 10 della Costituzione che afferma che “l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute” e che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
Contestare l’incostituzionalità della legge, però, non è l’unico strumento che abbiamo per contrastare queste norme liberticida e omicida.
Nei primi sei mesi di quest’anno è morta in mare una persona per ogni 4 che sono arrivate in Italia. Nello stesso periodo dell’anno scorso erano una su 18.
Non siamo un Paese più sicuro, siamo un Paese che, a colpi di decreti legge, uccide le persone in mare e arresta chi si oppone ed è per queste ragioni che abbiamo la responsabilità, come singoli e come associazioni, di pensare e di esercitare forme di dissenso con tutta la fantasia, la forza e la speranza di cui siamo capaci, di continuare a essere solidali, di impedire ulteriori morti nel Mediterraneo e di sgomberare il campo da ogni ostacolo all’esercizio dei diritti di tutti e tutte.