Il Rojava non è solo!

«Il nostro lavoro umanitario è in pericolo: questa mattina due ambulanze dirette a Tel Abyad per soccorrere i feriti sono state sequestrate con le squadre al loro interno. Non conosciamo ancora il destino dei/delle quattro volontar*».

«Tra le 7 e le 8 di sabato 12 ottobre, l’aviazione militare turca ha colpito uno dei presidi sanitari di emergenza costruiti a sud di Ras Al Ain insieme alla Mezzaluna Rossa Curda (Krc). Due medici della Krc sono stati feriti e le nostre ambulanze sono state danneggiate».

Con queste parole, Un ponte per, unica ONG italiana attiva nel nord-est della Siria, e la Mezzaluna Rossa Curda, che collaborano per garantire l’accesso alle cure mediche nell’area, denunciano gli ulteriori attacchi contro i civili e le organizzazioni mediche e sanitarie dell’esercito turco, che violano la Convenzione internazionale di Ginevra e rappresentano crimini di guerra. 
È un’area, quella del nord-est della Siria e che oggi è nel mirino, che solo di recente aveva ritrovato un certo grado di stabilità, attraverso soprattutto gli interventi per la fornitura di acqua potabile e l’implementazione di programmi di prevenzione e di erogazione delle cure primarie, e che rischia di piombare in una nuova crisi umanitaria, se l’offensiva non verrà fermata.

Oggi l’aviazione turca ha colpito un convoglio di profughi che lasciavano la zona di Serakanyie. Purtroppo al momento sono confermati 11 morti (tra cui 2 giornalisti francesi) e 74 feriti.

La situazione è ancora più esplosiva dato che sul territorio sono detenuti migliaia di ex combattenti di Daesh che, se dovessero tornare in libertà, potrebbero facilmente muoversi fra i vari confini fino all’Europa, rappresentando una minaccia globale.
Daesh e il fondamentalismo islamico hanno colpito e continuano a colpire dovunque, mettendo in pericolo non solo la vita di molte persone ma anche gli stessi principi per una convivenza democratica e per uno sviluppo sociale e politico sia in Medio Oriente sia in Europa.

Ypg e Ypj, rispettivamente le unità di protezione popolare e delle donne, sono state le uniche forze capaci di combattere il fondamentalismo e costruire un’alternativa reale a esso, un’esperienza di autogoverno, di democrazia costruita dal basso, femminista ed ecologista, un’utopia concreta di un mondo più inclusivo.
Nella conferenza stampa a Roma, la comandante delle Ypj Dalbr Jomma Issa lancia un appello alla comunità internazionale, ai governi di vari Paesi e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per un intervento risoluto e immediato in Rojava.

“State con noi o con i jihadisti?”, ci chiede la comandante delle Ypj.

Come professionisti/e della salute, come studenti, come cittadini/e non possiamo che schierarci con le forze del Rojava. 

In tutta Italia si moltiplicano le iniziative contro l’invasione turca: informiamoci, attiviamoci e mobilitiamoci con tutti i mezzi a nostra disposizione.

Biji Rojava!

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