Secondo alcune stime in Italia risiedono circa 5 milioni di persone (8.7% della popolazione) che non hanno la cittadinanza italiana, ma hanno regolare permesso di soggiorno. [1]
Inoltre, ci sono circa 500 000 persone che non hanno un regolare permesso di soggiorno [2].
Senza permesso di soggiorno, non si ha la possibilità di accedere al servizio sanitario, di avere un lavoro in regola, di affittare un appartamento. Queste persone sono così marginalizzate ed invisibilizzate.
Queste persone possono essere arrestate e detenute in un CPR (centro di permanenza e rimpatrio), ovvero un luogo dove sono detenute persone che non hanno commesso alcun reato, ma solo un illecito amministrativo, secondo il principio della detenzione amministrativa.
I tempi di detenzione nei CPR possono estendersi anche fino a 12-18 mesi. Nel 2023 sono transitate nei CPR italiani circa 6700 persone [3]
Molte denunce e inchieste hanno mostrato come nei CPR la vita dei detenuti sia un vero e proprio inferno: sono spesso negati i contatti con l’esterno, le strutture non sono di dimensioni adeguate, non vengono rispettati standard igienici, le cure mediche sono spesso inadeguate e la prevalenza di patologie psichiatriche e l’abuso di psicofarmaci è molto alta. Sono stati riportati frequenti atti di autolesionismo, tentativi di suicidio e suicidi.
Di tutte le persone detenute nei CPR, meno della metà (e meno del 10% di quelle con un procedimento di espulsione in atto) viene effettivamente rimpatriato: si svela così un sistema ingiusto, crudele, traumatico per la vita di chi viene detenuto, inefficace nel suo scopo. Utile solo ad una propaganda razzista e securitaria e ad una narrazione criminalizzante della questione migratoria.
Per entrare in un CPR è necessario un certificato di idoneità alla vita in detenzione firmato da unǝ medicǝ del Servizio Sanitario Nazionale: è necessario certificare la buona condizione fisica, l’assenza di patologie psichiatriche e di disagio sociale della persona.
Per questo la rete Mai più lager – no ai CPR, insieme alla SIMM – Società Italiana di Medicina delle Migrazioni e all’ASGI – Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione, promuove una campagna rivolta allз sanitariз [4], non solo per non firmare il certificato di idoneità, ma anche per firmare un certificato di non idoneità alla vita in CPR.
In questo modo l’ingresso in CPR non sarà autorizzabile nemmeno con la firma di un altrǝ medicǝ o con l’approvazione di unǝ sanitariǝ dei CPR
Come è possibile valutare in poco tempo, senza conoscenza approfondita dellǝ paziente e senza esami strumentali l’effettiva buona salute di una persona?
Ma soprattutto, si può certificare l’idoneità ad essere incarceratз in un luogo patogeno?
Se nessunǝ è idoneǝ ad andare in un luogo che lǝ farà ammalare e morire, tuttз sono non idoneз all’invio in un CPR.
I CPR SONO LUOGHI PATOGENI [5]
Inoltre, siamo prontз a portare negli organi istituzionali in cui ci candidiamo (CNSU con Simone Agostini e CS di Bologna con Benedetta Perna) mozioni che vincolino Università ed Ospedali a prendere posizione con nettezza sull’urgenza di smantellare il sistema dei CPR.
Bibliografia
[1] ISTAT, 1 gennaio 2023
[2] Dati fondazione ISTMU
[3] Rapporto “Trattenuti” ActionAid
[4] appello allз sanitarie sull’inidonieità alla vita in CPR: approfondimento su sito ASGI, Approfondimento sulla normativa riguardante l’idoneità
[5] Firma la petizione – Appello allз operatorз della salute contro i CPR
