Giustizia per Mariah Zohry – l’Italia è complice

CI siamo raccolt3 tutti e tutte intorno al dolore per la morte di Marah, una giovane ragazza palestinese ammazzata di fame da Israele.
Pensando a lei e a tutte le altre vittime dello stato terrorista d’Israele e dei complici Statunitensi e Europei sentiamo il dovere di chiedere a gran voce giustizia.
Chiediamo, come associazione di medic3 e personale sanitario, di interrompere la nostra complicità alla distruzione del popolo palestinese, che TUTTI i rapporti accademici, politici, commerciali, istituzionali con Israele vengano interrotti. Chiediamo a tutt3 voi di alzare la voce, sostenere la Global Sumud Flotilla che sta per partire per rompere l’assedio umanitario, di boicottare i marchi che sostengono l’economia israeliana, di pretendere dalle forze politiche il rispetto delle leggi internazionali sui diritti umani e lo smantellamento degli apparati militari, di decolonizzare le vostre menti e ricordarsi che l’unica legge che vale è Restare Umani.

L’intervento di Alessandra e Erica

Ecco la trascrizione dell’intervento di Alessandra ed Erica:

La scorsa settimana ci siamo raccolti tutti e tutte intorno al dolore per la morte di Marah, una giovane ragazza ammazzata di fame da Israele.
Pensando a lei e a tutte le altre vittime dello stato terrorista d’Israele e dei complici Statunitensi e Europei sentiamo il dovere di parlare di cosa sia la fame usata come arma di guerra.
Proprio in questi giorni è uscito l’ultimo rapporto dell’IPC che per la quinta volta dichiara la carestia a Gaza. Carestia significa che 1 famiglia su 5 mangia meno del 50% del necessario per sopravvivere, che 1 bambino su 3 sotto i 5 anni è gravemente malnutrito.
Carestia significa che ci sono quotidianamente morti di fame e che aumenteranno in maniera esponenziale perché quando il corpo è affamato da lungo tempo anche reintrodurre il cibo, se non fatto con procedure mediche specifiche, è mortale. Carestia significa infertilità attuale e spesso futura, significa disturbi della crescita, aumento di malattie croniche e oncologiche.

Al campo di concentramento più grande del mondo sono stati tagliati tutti i mezzi di sussistenza interni: pesca, allevamento, agricoltura, e è impedito l’ingresso degli aiuti alimentari.
Non è solo il Governo israeliano a impedirlo: fuori dalla striscia a fermare i camion, a distruggerne il contenuto ci sono persone comuni, come noi. Famiglie con bambini e bambine che sputano sugli aiuti e festeggiano con musica e banchetti la loro distruzione.
Ma non solo: abbiamo letto lettere di medici e mediche Israeliane, non di rado formate anche nelle nostre università, dichiararsi favorevoli al genocidio (come la maggioranza della popolazioen israeliana secondo i sondaggi).
Gli stessi medici che sanno che già da prima del 7 ottobre le cure mediche, oncologiche, chirurgiche per il popolo palestinese sono una corsa a ostacoli fra i permessi che lo Stato israeliano concede o meno .
Gli stessi medici che hanno visto gli ospedali e i colleghi e le colleghe a pochi km da loro, morire trucidati sotto le bombe, freddati da cecchini o rapiti e torturati alla morte nelle carceri israeliane.
E’ importante parlare di come una società di persone comuni possa diventare massa carnefice di un altro gruppo di persone.

E’ importante perché è quella banalità del male il problema, non un capo di Stato.
Israele è un Paese che si è fondato su un genocidio, e che con la complicità anche Italiana per 77 anni, ha ammalato le persone israeliane con propaganda e lavaggio del cervello mentre nel frattempo occupava, bombardava, faceva ostaggi bambini nelle proprie carceri militari, violentava, stuprava, torturava affamava un popolo intero.
La psichiatra Samah Jabr parla di una popolazione da generazioni colpita da disturbo da stress cronico poiché non si può parlare di post traumatico dato che il trauma non finisce mai, il corpo del dolore è trasmesso e vissuto.

E noi siamo complici di tutto questo: ogni volta che ci siamo girati dall’altra parte, ogni volta che non abbiamo preso posizione, ogni volta che abbiamo pensato che la repressione violenta da parte delle forze dell’ordine (qui rappresentate) delle manifestazioni pro palestina fosse accettabile, ogni volta che ci siamo fatti andare bene le passerelle politiche vuote di senso quando non si accompagnano all’unica cosa che può fermare Israele: boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni.
Quindi visto che tanto l’altro giorno che oggi siamo di fronte a chi il potere di fermare le cose lo ha, vi chiediamo, come associazione di medic3 e personale sanitario, di interrompere la nostra complicità alla distruzione del popolo palestinese: chiediamo che TUTTI i rapporti accademici, politici, commerciali, istituzionali vengano interrotti.

Non dimentichiamo che siamo il terzo fornitore di armi a Israele e lo siamo anche tramite aziende compartecipate dello Stato: ciò significa che la complicità non è solo morale, ma fattuale: l’Italia ammazza persone chiuse in una gabbia, e ne pagherà il conto della storia.
A voi cittadinanza invece chiediamo di alzare la voce, sostenere la Global Sumud Flotilla che sta per partire per rompere l’assedio umanitario, da 80 Paesi del Mondo, di boicottare i marchi che sostengono l’economia israeliana, di pretendere dalle forze politiche il rispetto delle leggi internazionali sui diritti umani, di smantellare gli apparati militari che sono solo macchine da soldi per i ricchi e di esercitare lo sguardo a riconoscere le ingiustizie anche quando ci sembrano lontane, decolonizzare le nostre menti e ricordarsi che l’unica legge che vale è Restare Umani.

Qui la notizia della morte di Mariah Zohry su Corriere Fiorentino.

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