Concorso SSM 2016, tanta attesa per nulla.

Puntualmente in ritardo è finalmente uscito il nuovo bando per il concorso delle Scuole di Specializzazione Mediche del 2016. Si tratta di un bando gemello di quello dell’anno scorso, e che quindi presenta ancora tutte le criticità che hanno caratterizzato l’ultimo concorso: posti persi per mancanza di scorrimento delle graduatorie, un’assegnazione del punteggio curriculare ancora fumosa, basata sempre sul numero di crediti relativi agli SSD specifici, ma soprattutto, un numero ancora insufficiente di borse.

 

Se infatti non sono disponibili dati sulle borse non attivate, “perse”, negli scorsi anni, è evidente come questo sistema renda ancora troppo complesso il meccanismo di scorrimento delle graduatorie, e le critiche che vengono da più parti, e che strumentalmente vengono anche utilizzate contro il concorso nazionale, dovrebbero far riflettere il MIUR sulla necessità di snellire tale la procedura, magari ispirandosi a modelli virtuosi già presenti in alcuni paesi europei.

 

Sicuramente, invece, possiamo registrare un avanzamento per quanto riguarda il meccanismo di assegnazione dei punti relativi agli esami attinenti, con l’eliminazione dell’autocertificazione, che l’anno scorso era riuscita a mettere gli aspiranti specializzandi uni contro gli altri. Tale certificazione è stata demandata da quest’anno agli atenei, che però, in tantissimi casi, già l’anno scorso si erano trovati assolutamente impreparati rispetto a quali esami fossero gli attinenti per lo specifico SSD. Una questione di lana caprina che potrebbe tranquillamente essere risolta eliminando gli esami attinenti per le singole specializzazioni dal punteggio complessivo, in modo tale da risolvere anche l’evidente disparità dovuta all’eterogeneità dei programmi di studio.

 

Ma il cuore del problema resta sempre il numero di borse attivate: a fronte infatti, di circa 10mila laureati l’anno, e di un sovrannumero dovuto ai precedenti concorsi stimabile in altri due-tremila medici (basandosi semplicemente sulle domande pervenute per il concorso dello scorso anno), ma soprattutto, a fronte di una richiesta da parte delle regioni di circa 8000 posti, quest’anno, con soli 6718 posti banditi, tra contratti ministeriali e regionali, ci ritroviamo come sempre al di sotto delle necessità.

 

La stabilizzazione dei contratti ministeriali sulle 6000 unità, e il leggero aumento delle borse regionali (che comunque, da bando, sono soggette a forti restrizioni), non bastano infatti nè a risolvere l’imbuto formativo che si è creato, che costringe ogni anno un migliaio di colleghi a cercare fortuna altrove, e che costa tantissimo in termini sistemici al nostro paese, nè a garantire la sostenibilità in termini di risorse umane per il Servizio Sanitario Nazionale, oramai allo stremo in molte regioni, che in prospettiva si ritroverà ancora più in difficoltà a causa della costante, oramai da anni, carenza di borse di specializzazione, che configura una forte carenza di professionisti specializzati che già ora comporta dei vuoti di organico. Vuoti di organico che sono alla base di proposte folli, che abbiamo avuto modo di analizzare negli scorsi mesi, come la proposta di modifica all’articolo 22 del Patto per la Salute in vigore, o la cosiddetta “riforma h16”.

 

Il razionale, in entrambi i casi, è sempre quello di utilizzare la debolezza di questa artificiale “pletora medica”, colleghi che quotidianamente vivono sulla loro pelle la condizione di precarietà delle guardie mediche e delle sostituzioni, o dei lavoretti mal pagati in centri di assistenza privati, per compensare i vuoti che le scellerate politiche di programmazione dei bisogni, basate esclusivamente sulle curve pensionistiche e non sui reali bisogni di salute della popolazione, e sull’immobilismo degli ultimi governi, che hanno delegato sempre più alle regioni l’onere della pianificazione strategica.

 

Servirebbe quindi un cambio di passo, che sicuramente non è nemmeno visibile in filigrana in questo nuovo bando. Il ragionamento a compartimenti stagni, portato fino ad ora avanti, deve assolutamente essere sostituito da una visione d’insieme sistemica, capace di tenere uniti i piani, con la consapevolezza che dalla formazione medica dipende il futuro del diritto alla salute di tutti. [polldaddy poll=9429967]

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