Riportiamo di seguito il documento che abbiamo appena inviato al Ministro della Salute on. Roberto Speranza e al Ministro dell’Università e della Ricerca prof. Gaetano Manfredi in merito a COVID-19 e formazione medica specialistica:
Egregi Ministri,
Siamo un’associazione di specializzandi, corsisti di medicina generale e giovani medici.
Vi scriviamo per esporre e denunciare alcune gravi situazioni che si stanno verificando tra i medici specializzandi in tutta Italia, e che a nostro avviso sono indice dell’assenza di un comportamento condiviso tra le varie sedi di scuole di specializzazione.
L’attuale ordinamento inquadra i medici in formazione specialistica come lavoratori parasubordinati alle dipendenze dei rispettivi atenei, con un’attività assistenziale svolta presso le aziende sanitarie in regime di convenzione tra queste e le singole scuole di specializzazione. Il contratto di formazione specialistica (art. 1, comma 3) prevede la sospensione del periodo formativo (con successivo recupero) e della quota variabile della borsa nel caso di “impedimenti temporanei superiori ai quaranta giorni lavorativi consecutivi per maternità e malattia”; non essendo lavoratori dipendenti, agli specializzandi non può applicarsi la certificazione telematica di malattia dell’INPS.
In questi giorni siamo testimoni di una disomogenea ed in alcuni casi irregolare applicazione del contratto al caso dell’isolamento fiduciario in relazione all’epidemia da SARS-CoV-2 che si sta attualmente affrontando: alcuni medici specializzandi, sottoposti a sorveglianza attiva ed isolamento fiduciario per avere avuto contatti a rischio, hanno contattato gli uffici amministrativi dei rispettivi atenei per comunicare il periodo di malattia, e si sono sentiti rispondere che sarebbero andati incontro alla sospensione della formazione e della quota variabile della borsa. Tale misura è illegittima in quanto l’isolamento fiduciario non supera il termine contrattuale dei quaranta giorni; in alcuni casi la quarantena è stata addirittura interpretata come infortunio, nonostante la presentazione di un certificato di malattia e nonostante il contatto fosse avvenuto al di fuori dell’ambiente di lavoro.
Altra questione è quella dell’uso dei dispositivi di protezione individuale prescritto dalle Aziende sanitarie al proprio personale, che in più di un caso è stato negato ai medici in formazione specialistica in quanto “previsto per il solo personale strutturato”: ciò confligge da un lato con il costante e strutturale supporto alle attività cliniche che ciascuno di noi fornisce alle unità presso cui presta servizio, dall’altro con il fatto che le Aziende sono responsabili della sorveglianza sanitaria degli specializzandi al pari dei loro dipendenti. Non da ultimo, sul piano dell’etica professionale rileviamo con amarezza che colleghi medici ed operatori sanitari arrivino a concedere o negare un dispositivo di prevenzione del contagio sulla base del rapporto contrattuale piuttosto che delle mansioni e delle prestazioni di fatto erogate.
Le singole contingenze sono naturalmente in via di discussione con i rispettivi interlocutori locali; ciò che chiediamo a voi Ministri, specie in questo periodo di grande attenzione e preoccupazione per un’epidemia che deve essere gestita nel migliore dei modi, è di farvi portavoce presso gli Atenei e le Aziende sanitarie affinché queste applichino in maniera corretta ed uniforme i regolamenti vigenti ad una categoria formalmente forse poco caratterizzata, ma concretamente molto presente, quale quella dei medici specializzandi.
Chiediamo infine, considerato quanto sopra segnalato, che in futuro si provveda ad interventi strutturali che evitino situazioni simili, garantendo a noi medici in formazioni i diritti e le tutele adeguate al nostro ruolo di professionisti. Il nostro impegno rimane, innanzitutto, quello di garantire il funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale. Siamo sempre a disposizione per fornire il nostro contributo in tal senso.
Con i migliori saluti,
I giovani medici del coordinamento “Chi si cura di te?”
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