Il clima non è uguale per tutti

La crisi climatica è ad oggi la sfida principale che l’umanità intera dovrà affrontare nei prossimi decenni e raggiungere gli obiettivi individuati per arrestare i cambiamenti climatici è condizione imprescindibile per poter continuare a sperare in un futuro. L’entità di tale sfida richiede un impegno trasversale, dal quale nessuno dovrebbe poter astenersi. 

A due giorni dal terzo Sciopero Globale  per il Futuro, come professionisti della salute, vogliamo fornire una nostra analisi della relazione tra cambiamenti climatici e salute pubblica. Accanto ad un ragionamento generale sull’inquinamento ed il suo diretto impatto sulla salute, bisogna infatti valutare anche come le diseguaglianze sociali influenzeranno tale impatto. Se è, infatti, evidente che cambiamenti climatici avranno  conseguenze negative sempre maggiori sulla salute delle popolazioni a livello globale, è anche ampiamente dimostrato che tali conseguenze non si distribuiranno egualmente in tutta la popolazione, ma coinvolgeranno in misura preponderante le fasce più deboli. 

Questo discorso è valido per i paesi a basso reddito dell’Africa e del Sud America, ma è valido anche qui, in Italia, oggi, nel 2019. Come è stato ampiamente dimostrato in letteratura fin dagli anni 2000, sono le popolazioni più deprivate quelle più esposte alle fonti inquinanti, nelle aree metropolitane così come in molti altri contesti urbani e rurali. A Roma come a Taranto, a Brescia come a Torino, le aree attorno agli impianti produttivi più inquinanti, agli inceneritori alle strade ed autostrade più trafficate, sono abitate soprattutto dalla popolazione con più basso livello di istruzione, con un lavoro più logorante (a volte proprio nel sito produttivo inquinante), e con un reddito più basso. Questa popolazione quindi, oltre a sperimentare determinanti sociali di salute sfavorevoli, è anche la più esposta alle emissioni nocive, e subisce un carico di malattia significativamente superiore della popolazione più agiata. Ma è soprattutto, come dimostra l’Oxfam, quella che inquina di meno e che più di tutte subisce gli effetti dei cambiamenti climatici.

Oltre ad una questione di esposizione diretta, le evidenze mostrano una maggiore fragilità agli eventi climatici estremi, alle ondate di calore estive che ogni anno mietono decine di migliaia di morti in tutta Europa, ed alle conseguenze delle precipitazioni superiori alle medie stagionali che bloccano le nostre città, le cui infrastrutture (trasporti, servizi, strade) non sono dotate di meccanismi urbani di resilienza a questi eventi estremi, anche a causa di connivenze e omertà che hanno favorito fenomeni estesi di abusivismo e urbanizzazione di aree per definizione fragili ed esposte, come i percorsi di fiumi e torrenti, le coste e i pendii dei rilievi. 

Accanto a queste valutazioni occorre citare il Report del Lancet sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute. L’emergere di nuove patologie, dovute a vettori e patogeni che si adattano facilmente alle nuove temperature è un ulteriore indicatore di quanto la salute umana possa essere coinvolta e messa a rischio dai cambiamenti climatici, così come il fenomeno delle migrazioni di massa, che riguarderà quote crescenti della popolazione mondiale, che semplicemente non potrà più vivere in aree che diventeranno desertiche e quindi non coltivabili e non utilizzabili per i fini umani. 

Cosa possiamo fare noi, professionisti della salute?

Quello che proponiamo è di aprire un dibattito tra i professionisti della salute sul tema dei cambiamenti climatici, e su come questi agiranno sulla salute delle popolazioni, anche attraverso effetti mediati dalle disuguaglianze sociali. I temi principali di questa discussione a nostro avviso non possono prescindere da tre assi fondanti:

  • La lotta ai cambiamenti climatici non può essere disgiunta dal contrasto alle diseguaglianze sociali. Come professionisti della salute dobbiamo prendere posizione contro questi fattori che hanno un impatto negativo, misurabile ed importante, sulla salute.
  • I professionisti della salute, e le organizzazioni nelle quali operano, possono giocare una partita importante sul tema dei cambiamenti climatici, a partire da una estesa riconversione ecologica delle strutture e dei processi organizzativi.
  • La formazione dei professionisti non può prescindere da una profonda conoscenza della questione climatica, capendone i meccanismi generativi con l’obiettivo di contrastare i cambiamenti climatici in atto. 

Come associazione “Chi si cura di te?” aderiamo quindi allo giornata di mobilitazione globale di venerdì e affermiamo il nostro pieno coinvolgimento e il nostro massimo impegno nella lotta ai cambiamenti climatici.

In occasione del nostro 5° Incontro Nazionale, che si terrà a Pisa il 5 e 6 ottobre, dedicheremo spazio per approfondire e discutere i temi qui trattati. Qui il link a per iscriversi all’incontro.

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