Oggi, 5 Dicembre 2023 come “Chi Si Cura Di Te?” aderiremo in tutte le città italiane allo sciopero Nazionale della Dirigenza Medica indetto da ANAAO ASSOMED e CIMO FISMED.
Siamo prontɜ a sostenere e promuovere tutte le vertenze atte a denunciare che le condizioni di lavoro sostenute quotidianamente da tutto il personale della sanità sono ad oggi insostenibili. Sosteniamo inoltre la denuncia della drammaticità della nuova riforma delle pensioni, che rappresenta un’umiliazione ulteriore per tutto il comparto.
Scioperiamo per un aumento dello stipendio lordo del personale sanitario tutto e siamo convinti che tali stipendi debbano essere garantiti dalla fiscalità generale. Della detassazione beneficerebbe in maniera irrisoria il personale non medico, e per nulla i medici in formazione, mentre invece favorirebbe in maniera consistente solo i dirigenti medici con le retribuzioni più alte e più propensi alle prestazioni private.
Inoltre, nella giornata di domani, saremo a disposizione di chi soltanto perché è in specializzazione non solo non potrà scioperare, ma che per giunta si troverà a dover forzosamente coprire i servizi eventualmente lasciati scoperti da chi aderirà allo sciopero. Per quanto si tratti di una pratica illegale in quanto profondamente antisindacale, non ci è nuovo l’utilizzo di specializzandi e specializzande come tappabuchi a sostenere da soli interi reparti che senza di loro chiuderebbero per colpa della grave carenza di organico.
Le condizioni di lavoro di operatori e operatrici della salute sono per noi insostenibili: non si può garantire il diritto universale alla cura senza garantire al personale sanitario il diritto a lavorare in condizioni dignitose, diritto sempre più a rischio per il continuo definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale per l’organizzazione disorganica di servizi e strutture votata soltanto a rattoppare le contingenze del momento. Inoltre il lavoro di cura, ancor di più se in condizioni precarie, comporta una fatica mentale che spesso manca di essere riconosciuta.
È contraddittorio chiederci di essere difensori della salute della comunità se poi la nostra viene distrutta da condizioni e orari di lavoro indegni.
Il diritto alla salute infatti, per dirla con le parole dell’ideatrice dell’SSN, Tina Anselmi, si esplica primariamente nel “prevenire la condizione di malattia”.
In questo senso non basta semplicemente mantenere l’impianto attuale: c’è un drammatico bisogno di garantire prestazioni sanitarie alla popolazione, accorciare i tempi di attesa che troppo spesso si traducono in ritardi diagnostici e accessi in Pronto Soccorso e aumentare i posti letto. Inoltre abbiamo bisogno di nuovi presidi di salute e cura sui territori, visto che le case della salute purtroppo nascono spesso già destinate al fallimento: un’enorme operazione edilizia che però non viene accompagnata da formazione e reclutamento di personale ad hoc.
A tal proposito, da anni sosteniamo su solide basi scientifiche che il modello ospedale-centrico, con interventi sanitari e sociali non integrati fra loro impediscono all’ SSN di garantire pienamente il diritto alla salute inteso come diritto sia alla cura sia alla prevenzione.
Da un punto di vista tecnico, secondo la fondazione GIMBE, degli incrementi del Fondo Sanitario Nazionale (FSN) proposti dall’attuale Manovra Economica, 2.400 milioni saranno destinati al necessario rinnovo contrattuale del personale sanitario, e rimarranno solo € 600 milioni nel 2024, € 1.600 milioni nel 2025 e € 1.800 nel 2026 per il finanziamento di tutte le altre misure, il tutto senza contare l’adeguatezza all’ inflazione.
A fronte dei 30 miliardi (80 adeguando gli stipendi all’ inflazione) stimati dal rapporto CREA per coprire definitivamente la carenza di organico del SSN, le risorse stanziate dal Governo sono inaccettabilmente insufficienti e non consentono di disporre di alcun margine per adeguare la spesa sanitaria alla crescita dei prezzi o per iniziative che non siano di mantenimento dell’esistente. Per gli anni 2025 e 2026, poi, la Manovra non prevede alcun investimento nella sanità pubblica.
Alla luce delle criticità esposte, riteniamo le azioni intraprese dal Governo insufficienti ad evitare un’imminente emergenza nazionale: il collasso dell’SSN. Pertanto continueremo nella nostra lotta al fianco di tutto il personale sanitario per tutelare il personale sanitario e per garantire il diritto universale alle cure!