Siamo in estate, periodo di sostituzioni e di mille eventi! Per tale ragione abbiamo deciso di prendere contatto con una delle nostre figure più al lavoro in questo periodo, ma anche la meno considerata, per farci un po’ raccontare il suo quotidiano. Abbiamo quindi intervistato S. un Camice Grigio ligure che ci segue da qualche tempo e che è stata così gentile da volerci raccontare la sua storia.
CSCDT: Innazitutto ciao S! Grazie della tua disponibilità!
S: Ciao a tutti! E’ un piacere per me poter condividere la mia storia!
CSCDT: Allora, in breve: che cos’è un Camice Grigio?
S: Un Camice Grigio è “solo” un medico. Diciamolo, fa un po’ ridere a dirlo. Si tratta di un medico che non è né specializzato né mmg e, ovviamente, non è in via di formazione per nessuno dei due. Di fatto, nella maggior parte dei casi, è una categoria transitoria all’interno della nostra categoria.
CSCDT: Tu da quando fai parte di questa categoria?
S: Da un annetto, ho preso l’abilitazione a luglio dello scorso anno (2015).
CSCDT: Ti va di raccontare come fai a sostenerti autonomamente?
S: Si certo, allora, inizialmente ho sostituito. Le prime sostituzioni mi sono andate bene, ho avuto fortuna che un collega poco più anziano abbia deciso di fidarsi di me e mi abbia dato la possibilità di sostituirlo così ho potuto capire definitivamente che medicina generale è quello che desidero fare (io mi sono laureata a marzo, quindi non ho potuto sostenere il concorso per mmg nel 2015). In quei mesi mi sono buttata in tutte le sostituzioni che trovavo, ho potuto così mettermi alla prova ed imparare. Sempre e rigorosamente facendo qualche giorno in studio dai colleghi, in quanto non mi fidavo a buttarmi senza prima farmi dare qualche dritta. E’ stata un’esperienza molto piacevole.
CSCDT: E una volta finita la stagione estiva?
S: Eh…li sono iniziati i problemi, in quel periodo temevo molto la disoccupazione, un bel giorno ho trovato un offerta di lavoro che si presentava molto “gustosa”. Un collega cercava un assistente medico per il suo studio di mmg. Si presentava con una paga fissa mensile intorno ai 500 euro e 100 euro a sostituzione promettendo che avrei avuto almeno 1 sostituzione a settimana per un totale di 900 euro fissi al mese. Mi informai in giro e tutti dicevano che sembrava un’ottima offerta. Così mi lanciai. Partiamo dal presupposto che capii subito che, con 900-1000 euro al mese, oggigiorno vivere fuori casa è impossibile. Il problema, però, non fu quello. Il lavoro, infatti, si rivelò immediatamente molto diverso da quanto pensavo inizialmente. Di fatto diventai la segretaria del collega. Non riuscivo a imparare quasi nulla se non la burocrazia, utilissima per carità, ma clinicamente non riuscivo a cogliere nulla. Fosse stato solo quello, però, avrei anche potuto rimanere, mi resi, però, presto conto che i paziente non mi vedevano come un medico, ma come una segretaria o un’infermiera (il più delle volte, tristemente, perchè sono una donna) e si sfogavano su di me se qualcosa che faceva il collega o qualche decisione da lui presa non gli andava a genio o se i tempi d’attesa erano troppo lunghi. Non facevo il medico insomma. La cosa più degradante fu scoprire che alcuni pazienti pensavano che io fossi un medico che non poteva visitare, ossia una nuova categoria: il medico abilitato solo alla ricettologia!
CSCDT: eh bè! Decidesti, quindi, di mollare?
S: Si, esatto. Molti pensarono che fossi viziata a voler mollare tutto, in fin dei conti era un introito fisso apparentemente notevole (sottolineo che per vivere non mi bastava, e parlo solo di affitto e cibo, se fossi rimasta non avrei potuto permettermi altro, per esempio l’assicurazione professionale!). Decisi quindi di correre il rischio…e li arrivarono i problemi.
CSCDT: non trovasti più lavoro?
S: magari…i problemi me li creò il collega. Da quando gli annunciai la mia decisione di licenziarmi il suo atteggiamento nei miei confronti mutò considerevolmente. Iniziò a lamentarsi del mio lavoro davanti ai pazienti dicendo cose tipo “Capisco che questo lavoro non ti piace, ma questo non ti autorizza a lavorare male.” nonostante io non avessi mutato, dal mio punto di vista, il mio modo di lavorare. Si lamentava di ogni piccola innovazione che avevo apportato al suo metodo di lavorare perchè le riteneva troppo complesse, sempre sgridandomi davanti ai pazienti. Per concludere decise di comportarsi come se fosse impossibile che io trovassi un altro lavoro, ossia continuando ad organizzarsi le sostituzioni come se io ci fossi e sottolineandomi più volte che avevo l’obbligo di trovare una persona a cui lasciare il mio posto. Quando gli riferii che, a discapito di ogni probabilità, avevo trovato un nuovo lavoro (ebbi infatti una botta di culo di quelle epiche), la situazione degenerò ulteriormente.
CSCDT: scusa, ferma un attimo, mi stai dicendo che ti sviliva davanti ai pazienti?
S: si.
CSCDT: e tu?!?
S: io non dicevo nulla, avevo paura di lui. Temevo che parlasse male di me ai colleghi impedendomi in futuro di lavorare.
CSCDT: roba da matti. E poi cosa accade?
S: l’ultimo giorno fu il peggiore…mi accusò di scorrettezza e mancanza di professionalità per aver continuato a prenotargli le vaccinazioni, mi annunciò che mi avrebbe pagato molto meno del previsto perchè un giorno ero andata via prima per motivi di famiglia, ed aggiunse poi che se lui guadagnava tot a vaccinazione e mi dava la metà di questo guadagno specifico, anche se io lo avevo aiutato per quella metà (oltre che avendo io continuato per i giorni a venire le vaccinazioni al suo posto), lui ci avrebbe rimesso. Concluse, infine, dicendo che sarei stata un pessimo medico, in quanto non ero in grado di avere pazienza coi suoi pazienti (pazienti estremamente aggressivi sottolineerei) e che a suo dire aveva perso dei pazienti per colpa mia. Ora capisco che questa affermazione sia solo una nota della campana e che bisognerebbe fornire la sua versione dei fatti per poter dire chi ha ragione, ma nelle mie altre esperienze di sostituzioni e di lavoro tutti i pazienti ed i colleghi mi hanno sempre fatto i complimenti per la mia professionalità e per la mia gentilezza. Non lo dico per vantarmi, ma per difendermi da delle accuse che reputo ingiuste oltre che vili. Il paziente a cui si riferiva inoltre, confessò poi che aveva già deciso di cambiare medico per la lontananza da casa ed io, nell’occasione a cui il collega faceva riferimento, avevo solo riferito al paziente che non potevo farlo passare davanti agli altri pazienti siccome ne avevo 20 in attesa e mi avrebbero sbranato se l’avessi fatto. Concluse poi il suo saluto dicendo di non preoccuparmi, che nonostante io avessi fatto qualche stupidaggine a causa della mia inesperienza, non avrebbe parlato male di me ai colleghi. In questo modo ottenne solo di terrorizzarmi, oltre che di farmi piangere quando uscii dallo studio.
CSCDT: bè, direi che è stato carino da parte sua.
S: si, molto…io vivo ancora oggi nel terrore di non trovare più lavoro come sostituta, ma a parte questo…
CSCDT: quindi, in seguito, non hai più sostituito?
S: no, ho avuto alcune occasioni, ma la storia non è finita qua. Siccome il collega suddetto non mi pagò subito, ma mi fece attendere qualche mese, mi informai presso l’ordine dei medici per sapere cosa fare, se loro potevano intervenire…mi risposero che potevano organizzare un incontro per farci fare una chiacchierata rappacificatoria………
CSCDT: utile.
S: già…in seguito ho avuto più fortuna, ho trovato un posto ben pagato presso una casa di riposo. Siccome ora ho un lavoro fisso più lungo ho avuto solo altre due possibilità di sostituire da allora, ovviamente di una delle due non posso parlare bene.
CSCDT: oddio, cos’è capitato stavolta?!
S: bè, ti dico solo che per 3 giorni sto aspettando il pagamento da 5 mesi. Non andrò nello specifico, ma ti dico solo che per 3 mesi il collega in questione sostenne di non ricevere i miei dati via email. A quanto pare vuole passare a tutti i costi dalla ASL perchè vuole pagarmi ad ore ed io aspetto visto che questo collega mi fa ancora più paura del primo essendo un soggetto di spicco e con molti contatti con altri mmg. Non me la sento di indispettirlo, quindi preferisco aspettare visto che non sono quei pochi soldi a rendermi più povera. Mi scoccia solo il concetto che ho lavorato ed ancora non sono stata pagata ed il fatto che io debba avere paura a puntare i piedi su un mio diritto.
CSCDT: bè…ci sta. Ti prego non dirmi che hai avuto altre esperienze così, se no mi spaventi i lettori!
S: Vorrei poterlo dire…ma alla fine è arrivata la ciliegina sulla torta, quella che mi ha fatto decidere di conttatarvi. In queste settimane desideravo variare un po’ la mia routine. Vidi un’offerta di lavoro interessante: fare il medico ad un evento pubblico, una fiera. Mi proposi. La collega in questione iniziò a dirmi che dovevo essere in grado di gestire qualsiasi emergenza. Fin qui nulla di strano, se non per il modo in cui lo diceva. Era aggressiva e mi trattava come se fossi una cretina ad ogni domanda che le facevo per capire esattamente a cosa si riferisse. Premetto che ho già gestito molti eventi sportivi ed altre fiere (cosa che provai, inutilmente, a spiegarle). Pensai che fosse solo un po’ ansiosa e non me ne preoccupai, ma poi iniziò a manifestarsi l’inghippo: dovevo pagare io tutti i farmaci, stampare io tutte le schede per i paziente, comprarmi io tutto il materiale. Mi chiesi se fosse normale. Decisi quindi di informarmi in giro e scoprii che altre associazioni, oltre a pagare di più, si occupavano di procurare tutto il materiale. Soppesai l’offerta e capii che per me non era conveniente: oltre che non guadagnare nulla avrei investito in materiale che ero poco certa di utilizzare. Decisi, a due giorni dal momento in cui scioccamente avevo accettato, ma ad una settimana intera dall’evento, di tirarmi indietro. Apriti oh cielo! Quello che subii fu: ridicolazione privata (la collega mi accusò di scarsa professionalità, infantilità e scorrettezza) e minacce (mi aggredì, infatti, dicendo che non potevo permettermi di rifiutare se prima non trovavo qualcuno al posto mio, nonostante non avessi firmato nessun accordo con lei). Siccome il suo atteggiamento era così maleducato ed ormai, dopo un anno di lavoro, sapevo che non poteva rivalersi su di me, conclusi in poche parole la conversazione rifiutandomi di trovarle un altro martire.
CSCDT: wooow.
S: Già. Wow. Puoi ben dirlo. Ora, io lo so che questa è solo la mia versione dei fatti. So che potrei dare l’impressione di essere veramente scorretta come dicono, ma non ritengo che licenziarsi o rifiutare lavori sia un atteggiamento scorretto. Mi domando se altri lavoratori che fanno lavori diversi da quello medico vengano trattati così dai loro colleghi quando si lavora insieme tet a tet. Mi domando se sia giusto che l’ordine dei medici non intervenga mai se non proponendo “una piacevole chiacchierata rappacificatoria”. Mi domando come facciano ad esistere medici che trattano in questo modo dei giovani colleghi ridicolizzandoli, facendoli sentire delle nullità e sminuendoli davanti ai pazienti. Mi domando come mai questi stessi colleghi usino l’intimidazione e le minacce per costringere giovani colleghi a lavorare per due spiccioli e come possano, anche, poi non pagarli. Mi domando chi ci difenda. Mi domando come facciano tutte queste associazioni di categoria ad ergersi a paladini della giustizia quando, nel dimenticatoio, lasciano migliaia di colleghi come me. Insomma. Sono amareggiata e delusa dalla categoria medica e mi domando quante delusioni mi dovrò ancora prendere da questa categoria che passa il tempo a definirsi l’unica professione onorevole.
CSCDT: personalmente condivido la tua amarezza, c’è qualche consiglio che vuoi dare ai colleghi che si affacciano al mondo del lavoro?
S: si, innanzitutto di non essere terrorizzati dalle mie esperienze negative. Sono poche rispetto a tutte quelle che ho vissuto. Sono stata sfortunata alcune volte rispetto ad un numero elevato di esperienze. E’ un rischio che si corre quando ci si butta. Sicuramente, però, qualcosa va detto: per prima cosa se nella vostra testa qualcosa puzza su un lavoro seguite il vostro istinto ed informatevi in giro, piuttosto chiedete pubblicamente sulle pagine facebook (fate attenzione che molti colleghi hanno fb, quindi se ponete le domande siate discreti), ma non lanciatevi in un lavoro poco chiaro senza chiedere in giro; se avete deciso di accettare il lavoro e non vi trovate bene, lasciatelo, soprattutto se siete sottopagati, maltrattati e non avete firmato nessun contratto! Nessuno vi costringe a rimanere li e se avete paura che il collega parli male di voi vi diró quello che dissero a me quando espressi questo timore “se il collega in questione è come me lo descrivi, non dubito che la sua credibilità sia già scarsa”.
CSCDT: non mi resta che chiederti, allora, se un po’ di umiltà non si nega, soprattutto all’inizio. Non ti offendere, ma capirai che molti lettori se lo chiederenno.
S: si hai ragione e sono perfettamente d’accordo, non fraintendetemi, non mi reputo, infatti, un medico arrivato. Credo che la nostra materia si possa padroneggiare solo dopo almeno una decina d’anni, ma reputo comunque che si debba sottolineare che non sta al collega a cui rifiuto il lavoro di giudicare la mia professionalità, non credo che stia a lui darmi consigli non richiesti sul mio approccio al paziente e non credo che stia a chi mi ha sottopagata o voleva sottopagarmi giudicare la mia correttezza. Parliamoci chiaro: si parla tanto di categoria medica, ma io vedo solo categorie nelle categorie, non credo di sbagliare dicendo che ai vecchi medici importa poco dei giovani medici. Forse mi sbaglio, ma in questo mare di associazioni voi siete i primi che dimostrano di pensare anche a noi ed alle nostre problematiche ed è per questo che mi sono rivolta a voi.
CSCDT: grazie del complimento, c’è ancora qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
S: si, l’ordine dei medici e tutti i vecchi medici non fanno che ribadire che i lavori a poco prezzo o come quello di assistente di studio medico vanno rifiutati in quanto svilenti la categoria. Ecco cosa penso io: non è per la categoria che dovete preoccuparvi, ribadisco che alla categoria importa poco di voi, è di voi stessi che dovete preoccuparvi. Vi siete fatti un mazzo incredibile per finire i sei anni. Non dico che alla prima sostituzione dovete chiedere 100 euro al giorno, ma che vi meritate un lavoro che non vi dia 500€ al mese per farvi insultare dai pazienti, vi meritate un lavoro che vi faccia mangiare e che vi permetta anche di uscire la sera come quello di qualsiasi lavoratore che si rispetti. Smettetela di sentirvi inferiori ai colleghi e se loro vi fanno sentire tali, allora non lavorate con loro. I medici anziani non dovrebbero porsi ai vostri occhi come superiori, ma come mentori. Io almeno la penso così. Forse mi sbaglio e saró ritenuta dai più un arrogante, ma è il mio punto di vista.
CSCDT: e a noi non resta che ringraziarti per avercelo espresso. Ti auguriamo ogni bene S!
S: grazie Chi Si Cura di Te, a presto![polldaddy poll=9472598]
Realizzare una applicazione in cui i medici sostituti possano valutare disponibilità, correttezza, professionalità, puntualità pagamenti ed entità degli stessi, individuando dei range dei medici di ruolo ed eventualmente anche viceversa? Pro e contro? Ostacoli legali?
In questo momento esiste una piattaforma, Med4Med, che è tutto a vantaggio dei medici generici e che non tiene assolutamente conto del parere del medico sostituto approvata dalla FIMMG Verona. Non credo quindi ci siano problematiche a creare una piattaforma o un app che garantisca anche il contrario…il problema sono i soldi per svilupparla. La cosa migliore sarebbe che le parti in causa si trovassero e mettessero giù l’idea insieme. Se poi la piattaforma venisse approvata anche dal ministero della salute, potrebbe effettivamente essere una garanzia lavorativa per i Camici Grigi.
Pensate che io sono specialista (da pochissimo) e nell’attesa di concorsi per poter in futuro cercare di entrare a lavorare in Ospedale a volte svolgo qualche sostituzione….beh…40€, massimo 50€ Lordi al giorno (ovviamente con fattura) è quello che ricevo…è imbarazzante! 😰
Oddio! Ma come mai questa cosa? Ossia che giustificazione usano?
Quello che va cambiato è un sistema di scuole di specializzazione universitaria delirante. L’Italia è l’unico paese dove una specializzazione dura quanto un corso di laurea o quasi. ALtrove una specializzazione dura al massimo qualche mese, o un anno per le chirurgie e si tratta di attività pratiche da svolgere in corsia, visitando malati, applicando terapie, lavorando in sala operatoria. Spesso la scuola di specialità si risolve con l’essere un corso di laurea parallelo, con lezioni teoriche, docenti, nozioni da apprendere su libri, dispense e nulla o ben poco di pratico. E’ chiaro che tutto questo ha il solo scopo di dare ancora più potere e soldi alle baronie univesitarie le quali hanno così una potestà assoluta sull’accesso alle abilitazioni lavorative (ovviamente facili per figli, parenti e figli degli amici o delle persone che contano) e un imbuto che crea l’attuale nella realtà lavorativa. Tutto questo se si vuole una sanità che funzioni andrà smantellato.
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