Le parole sono importanti. Ma ora passiamo ai fatti.

A poche ore dal voto di fiducia al nuovo governo Conte, è certamente prematuro e sicuramente non corretto esprimere pareri o giudizi. Ma se è giusto valutare i fatti, è anche lecito esprimere alcune prime considerazioni su quanto abbiamo finora letto e ascoltato. Le posizioni dei neoministri Speranza (Salute) e Fioramonti (Istruzione) e dello stesso premier Conte si pongono sicuramente in senso di discontinuità e in opposizione con quanto finora perseguito offrendo, se rispettate, possibilità di migliorare le condizioni sia dei cittadini che richiedono assistenza medica, sia di chi dovrà provare a curarli. Ci auguriamo, pertanto, che ai buoni propositi facciano seguito tutti gli sforzi necessari per realizzarli. Vogliamo però ribadire, come abbiamo sempre fatto, che i due percorsi, quello dell’assistenza sanitaria e quello della formazione medica, non possono viaggiare indipendentemente l’uno dall’altro. Qualunque proposta per rinnovare il SSN e garantire i livelli essenziali di assistenza per tutti devono conciliarsi con la ristrutturazione del percorso formativo dei medici e dei professionisti della salute. C’è bisogno di una proposta che, venendo incontro alle esigenze contingenti della popolazione, non deluda le richiesta di garanzie lavorative di medici giovani e non. Bisogna superare le soluzioni tampone messe in altro da alcune regioni (vedi Toscana e Veneto) ed evitare pericolosi precedenti che spianerebero la strada a doppi canali formativi. Ben venga la proposta di legge per rifinanziare il SSN e sulle assunzioni di medici; ma non si può parlare di facilitare le assunzioni se non si mettono tutti i lavori nelle stesse condizioni lavorative. E con ciò facciamo riferimento in particolare alla netta disuguaglianza fra lavoratori di sesso opposto e alle maggiori difficoltà affrontate dalle donne rispetto agli uomini. Chiediamo che il nuovo governo metta in atto politiche e strumenti a sostegno della genitorialità e che permettano alle donne di lavorare senza dover scegliere tra carriera e famiglia.

Più in generale, crediamo sia necessario, a quarant’anni dalla 833, e oramai a quasi trenta dalle riforme che l’hanno stravolta, aprire una nuova fase istitutiva del nostro Servizio Sanitario. Occorre ridiscuterne i termini, ristrutturarne le basi, risolvendo criticità mai affrontate come i medici di medicina generale convenzionati e l’odontoiatria esclusa dall’assistenza; ricostruire un nuovo patto sociale universalistico, basato sull’equità in termini di finanziamento, a partire da una tassazione più giusta, ed in termini di ripartizione geografica di risorse e personale.

Infine, chiediamo che ogni intervento in tal senso sia discusso con le parti coinvolte: medici di medicina generale, specialisti e specializzandi, studenti, infermieri e tutte le figure professionali della salute. Chi lavora nel settore sanitario e chi sta studiando per farne parte deve poter partecipare ai processi decisionali che lo coinvolgono. Come associazione di giovani medici, medici di medicina generale e specializzandi, non è nostra intenzione né ci è richiesto di schierarci a favore o contro un governo, ma saremo, come sempre, disponibili ad offrire le nostre idee, le nostre competenze e le nostre proposte per contribuire a superare le gravi difficoltà che il mondo della sanità si trova oggi ad affrontare. Auspichiamo che, dall’altra parte, vi sia la stessa volontà di collaborare nell’interesse di tutte e di tutti.

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