Medicina: molestie e violenze sessuali. Gli argomenti tabù di una professione.

Il 2 agosto, sulla pagina di Abbatto i muri (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3181749935225478&id=415529121847587) è stato pubblicato un invito a parlare di eventuali molestie subite durante le visite mediche dai professionisti sanitari, nello specifico dai medici. Eretica, che lancia l’appello, sottolinea subito, quasi a volersi scusare, che ha apprezzato molti collegh* per la loro professionalità e gentilezza, ma richiede a tutte le follower di raccontare i loro episodi adducendo, a suo parere, una complicità da parte di tutt* i/le medic* che non denunciano, per paura per la propria carriera o per quella di colleghi di alto rango. 

Ci teniamo a sottolineare, come nella guida che abbiamo scritto (https://chisicuradite.wordpress.com/2020/05/07/controguida-per-operatori-sanitari-sulla-violenza-intrafamiliare-e-sugli-abusi-sessuali/) che a livello delle scuole di medicina è ancora molto carente la formazione sulle tematiche di genere, in particolare sulla gestione delle violenze sessuali. Riconoscerle, approcciarle e avere un atteggiamento non giudicante (vittimizzazione secondaria) è ancora atteggiamento poco diffuso la stragrande maggioranza dei medici territoriali ed ospedalieri.

L’approccio ad un corpo che non sta bene,la postura, la parola, i gesti e le espressioni,  è un arte che si impara nel tempo, Si potrebbero quasi definire una recita ben preparata dopo prove su prove. Il discorso non si può semplificare: il rapporto medico paziente è influenzato da più fattori. Che esperienze ha avuto la donna coi professionisti prima di me? Che esperienze ho avuto io come medic* con casi clinici analoghi? Quanto dolore prova in questo momento? E’ lucida nel suo giudizio delle mie parole? Fin dove posso arrivare per provare a metterla a proprio agio? Riteniamo che questo sia un primo commento da fare quando si parla di un discorso così delicato e, in un certo senso, scivoloso. Diciamo questo in quanto riteniamo che capire meglio il contesto sia fondamentale per comprendere come anche una esplorazione rettale per palpare una prostata possa essere interpretata malamente, se il paziente non è completamente a proprio agio in quel momento. 

Diverso, invece, il discorso della nostra società maschilista e patriarcale, che, come in tutte le sfumature del nostro quotidiano, comprende anche la nostra professione. Le studentesse, le corsiste mmg e le specializzande, da anni provano a far emergere il peso di una professione che per secoli è stata di proprietà quasi esclusivamente maschile. Le molestie di cui si macchia chi deve avere cura dei nostri corpi non possono essere giustificate con una mancanza di formazione: non si può confondere un attacco deliberato da parte di chi è in una posizione di potere con un approccio personale non formato o, comunque inadeguato.

Temi altrettanto importanti ed allo stesso tempo oggetto di tabù,sono la violenza ostetrica, di cui da qualche anno si comincia, seppur timidamente, a parlare e la discriminazione dei pazienti LGBT da parte del personale addetto all’assistenza.

Tutto ciò è interessante, complesso e ci colpisce, visto che da anni proviamo, sin dal nostro percorso di student* a far emergere questo substrato ignoto, causato da generazioni di medici cresciute da baroni ritenuti intoccabili. La sfida è grande e noi intendiamo accoglierla.

#ChiSiCuraDiTe?

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