O le borse o la vita: oltre il concorso, verso la legge di stabilità!

Il 17 luglio, migliaia di neoabilitati, ma anche migliaia di professionisti abilitati oramai da anni, hanno affrontato il concorso SSM 2018 che, come ogni anno,ha scatenato la giusta preoccupazione dei tanti che vi hanno partecipato. Come già denunciavamo dopo aver letto il bando, se per quanto riguarda le modalità di svolgimento del concorso sono stati effettuati  dei giusti aggiustamenti di tiro, lo stesso non si può dire per il capitolo dello stanziamento dei contratti, complice il contesto politico in cui è stato emanato il Bando e la volontà di non creare la confusione dello scorso anno.

La questione del necessario aumento delle borse di specializzazione viene ancora una volta rimandata, nonostante ormai sia chiaro che se non si interviene sulla formazione dei giovani medici, aumentando il numero di borse, il Servizio Sanitario Nazionale soffrirà di una sempre maggiore carenza di organico, con forti ripercussioni sulla salute di tutti e tutte. Questa situazione è sempre più evidente se si pensa alle Regioni con sistemi sanitari al collasso, in previsione dei pensionamenti di massa dei prossimi anni e delle crescenti esigenze sanitarie reali del Paese. Questa situazione è altrettanto evidente nelle liste di attesa sempre più lunghi e prestazioni sempre meno garantite.

Tutto ciò è sempre più evidente a tutti coloro i quali si confrontano ogni giorno con un servizio sanitario inadeguato alle reali necessità di una popolazione che, tendenzialmente sta invecchiando e che di welfare avrà sempre più bisogno, costringendoli a ricorrere al sistema privato che in questa confusione generale e, a mal pensare anche un po’ voluta, si insinua e accresce di pari passo col disgregarsi del pubblico di cui tanto eravamo orgogliosi.

Proprio per questo ci lasciano sconcertati le proposte di questi mesi e degli ultimi giorni: da una parte chi dice che sia necessaria la riduzione dei posti per le facoltà di Medicina, per eliminare l’imbuto formativo, non andando però a considerare il reale fabbisogno della Sanità pubblica, provando a dare una risposta semplicistica e di consenso facile, ad un problema che è molto più complesso del “togliere da una parte per aggiungere da un’altra”, dall’altra chi crede che la soluzione alla mancanza di borse e all’organico negli ospedali sia il doppio canale, un contratto precario, con nessuna garanzia di formazione.

Dei circa 15mila che hanno partecipato al concorso quest’anno, più della metà non riusciranno ad entrare, e così sarà negli anni successivi se non si interviene immediatamente con finanziamenti in grado di raddoppiare i posti disponibili. A farne le spese saranno, ancora una volta, i sempre più numerosi medici che restano fuori dal percorso formativo.

E’ proprio per questo che, in vista della Legge di Stabilità del prossimo autunno, in cui verrà definita la programmazione per i prossimi tre anni dei finanziamenti per le borse di specializzazione, si apriranno dei mesi di mobilitazione.

Mobilitazione di chi oggi si trova davanti una barriera che non dovrebbe esistere e giustamente chiede di potersi formare. Mobilitazione di chi oggi dopo l’abilitazione non sa se potrà proseguire il proprio percorso di studi, dopo tanto impegno e fatica. Mobilitazione per tutto il Paese, affinchè il diritto alla salute sia garantito a tutti i cittadini.

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