Apprendiamo dalla stampa una notizia che ha dell’agghiacciante:
A Piacenza, in 45 giorni di intercettazioni ambientali, la Polizia ha contato 32 episodi di violenze sessuali di varia natura (da rapporti completi a rapporti orali) per mano di un primario dell’Ospedale di Piacenza ai danni dellз colleghз, perlopiù in orario di servizio.
Inoltre, le accuse non sono soltanto quelle di violenza sessuale aggravata, ma anche di atti persecutori verso diversз colleghз che temevano ripercussioni in caso di denuncia.
Se questi sono soltanto gli episodi rilevati con le intercettazioni di un mese e mezzo, non osiamo immaginare la sistematicità con cui questi eventi si sono verificati negli anni.
Per quanto ci deve far inorridire una violenza così efferata, non dobbiamo per nessun motivo cadere nell’errore di pensare che questo sia un episodio isolato.
Violenze di genere e sessuali, così come molestie frammiste a mobbing e forme di ricatto basate sulle gerarchie di potere sono ben più che diffuse e spesso anche normalizzate all’interno di diverse strutture sanitarie.
Dobbiamo dunque agire con urgenza alla base del problema: servono codici antiviolenza che tutelino le vittime anche nella libertà di segnalare, senza che debbano temere ripercussioni.
Ma, soprattutto, serve una costante decostruzione del patriarcato interiorizzato nell’intera classe medica e sanitaria, dobbiamo saper riconoscere le forme di violenza molto prima di arrivare a livelli di efferatezza così atroci.
TUTTO QUESTO È INACCETTABILE, SERVE UN INTERVENTO STRUTTURALE ORA!
Servono codici antimolestie e antiviolenze che tutelino da ripercussioni le vittime che segnalano
