La fuga dellз medicз dall’Italia all’estero è un fenomeno ben noto, ma tantз sono anche lз colleghз che dopo essersi specializzatз in un paese estero, provano a rientrare in Italia.
Il percorso non è, però, così semplice ed i tempi possono essere molto più lunghi di quelli previsti.
Ne ha fatto esperienza una nostra iscritta, il cui titolo, conseguito in un paese dell’Unione Europea, è stato riconosciuto dopo oltre quattro mesi, ritardo per cui rischia l’esclusione dalla graduatoria del bando cui ha partecipato durante l’attesa del riconoscimento.
La Direttiva 2005/36/CE ha stabilito il principio di riconoscimento automatico dei titoli di formazione medica, anche specialistica, in base alla sussistenza di requisiti minimi di formazione. Tuttavia, il Ministero della Sanità si riserva tre mesi di tempo per verificare che il certificato sia stato rilasciato da uno dei paesi per cui dovrebbe essere garantito il riconoscimento automatico.
Tale periodo, che molto spesso, come nel caso della nostra collega, non viene rispettato, oltre a minare il principio di riconoscimento automatico, ostacola la possibilità dellз professionistз di svolgere il proprio lavoro e determina una “perdita di chance”, come l’esclusione dai concorsi pubblici.
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Crediamo che, in un periodo in cui la carenza medicз ha fatto avvertire e continua a mostrare i propri effetti deleteri sulla popolazione, creare ostacoli a chi dall’estero, in particolare dai paesi dell’Unione Europea, prova ad entrare o rientrare in Italia, è un errore che non possiamo permetterci.
Se anche tu hai avuto o conosci colleghз che hanno avuto esperienze simili, scrivici!
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