Già quattro anni fa denunciavamo l’utilizzo del taser per la prima volta, a Firenze, contro un ragazzo di 24 anni, senzatetto, che solo pochi giorni prima era stato dimesso dal reparto di psichiatria.
La notizia che la polizia di stato (a partire da Torino e Firenze) sarà dotata di taser “contro i violenti” ci impone il dovere deontologico, prima ancora che politico, di prendere parola:
Come professionistɜ sanitariɜ condanniamo l’utilizzo della violenza repressiva in tutte le sue forme: infliggere danni fisici e psicologici ai cittadini spacciandoli come misure di sicurezza è inaccettabile.
Dopo quattro anni continua a non reggere la scusa secondo cui, a fronte dei dati che parlano di 500 morti per taser negli Stati Uniti, il taser in dotazione agli agenti italiani avrebbe un voltaggio inferiore.
Una scarica elettrica è una tortura di per sé, qualunque sia il voltaggio, visti gli effetti anche solo istantanei che ha sul sistema nervoso e pericolosissimi in caso di cardiopatie.
Se in uno stato di diritto le persone, prima di essere definite arbitrariamente “violente”, sono innanzitutto esseri umani che possono avere eventuali esigenze di cura, nel caso di pazienti psichiatrichɜ, un’esperienza dolorosa di quel tipo rappresenta un elemento fortemente regressivo nella riabilitazione.
Speravamo che l’elettroterapia degli anni ‘60 come procedura correttiva nei confronti di “soggetti violenti” fosse qualcosa di superato, ma ancora una volta siamo costrettɜ a denunciare la violenza della polizia – e la sua legittimazione strutturale da parte dello Stato – in tutte le sue forme come un pericolo per la salute collettiva.
Chi Si Cura di Te? – Torino
Rete della Conoscenza
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